FAQ
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Lo Psicologo è un professionista laureato in Psicologia e, dopo aver svolto un anno di tirocinio e aver superato l’Esame di Stato, iscritto all’Ordine degli Psicologi Sezione A. Come indicato nell’articolo 1 della Legge 56/89 “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.” La sua attività ha l’obiettivo di favorire il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie e le organizzazioni (es. scuola, azienda, ecc…) in particolari momenti critici o di difficoltà. Lo psicologo può svolgere interventi di consulenza e supporto psicologico di breve durata, non è né formato né abilitato all’esercizio della psicoterapia o alla prescrizione di farmaci. L’elenco completo degli psicologi italiani è pubblicato sul sito del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (CNOP).
Lo Psicoterapeuta è uno psicologo o un medico, iscritto all’Ordine di competenza, che ha conseguito una specializzazione in psicoterapia di almeno 4 anni, presso una Università o un Istituto privato riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR). Lo psicoterapeuta, oltre a poter svolgere le attività proprie dello psicologo, possiede le competenze e gli strumenti e per intervenire sulle modalità di funzionamento della persona (gruppo o comunità) e ottenere un cambiamento psicologico profondo e duraturo, così da raggiungere un maggiore stato di benessere personale. Gli indirizzi di specializzazione in psicoterapia sono vari (rogersiano, sistemico-relazionale, costruttivista, psicoanalitico, cognitivo comportamentale, analitico transazionale, gestaltico, ecc…) e coerenti con specifici impianti teorici e specifiche modalità di azione terapeutica. La scelta dello specifico orientamento teorico è soggettiva e legata agli interessi del singolo professionista.
Lo Psicoanalista è uno psicologo o un medico che ha conseguito una specializzazione quadriennale in Psicoanalisi.
Lo Psichiatra è un medico, iscritto all’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri, specializzato in Psichiatria. Se in seguito all’anamnesi risulta opportuno, lo psichiatra può impostare il trattamento farmacologico più adeguato alla diagnosi formulata seguendo poi il paziente fino alla conclusione della cura. Essendo un medico, lo psichiatra osserva il Codice Deontologico dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri. Se completa un corso di specializzazione di almeno 4 anni in psicoterapia, può specializzarsi anche nella psicoterapia stessa.
No. L’unico abilitato alla prescrizione dei farmaci è lo Psichiatra.
Si. Le prestazioni psicologiche/psicoterapiche sono esenti IVA (Art. 10 DPR n. 633/72 e DM n. 733 del 21/01/1994) e detraibili dall’IRPEF come “Spese mediche e sanitarie” nella misura pari al 19%. Se l’importo della fattura supera 77,47 euro, per poter essere detratta dev’essere completa di marca da bollo da 2 euro (a carico del beneficiario della prestazione). In generale per usufruire delle detrazioni è necessario che il pagamento sia effettuato con metodo tracciabile.
Si. Il professionista è tenuto ad inviare al Sistema Tessera Sanitaria (STS) i dati relativi alle spese sanitarie sostenute dalle persone fisiche (comma 3 art. 3, D.Lgs. n. 175/2014). Il cliente può opporsi a tale trasmissione comunicando la propria volontà al professionista prima dell’emissione del documento fiscale e, in tal caso, la sua opposizione dovrà essere indicata in fattura.
Ciascun professionista determina le proprie tariffe in funzione del tipo di intervento realizzato e facendo riferimento alle indicazioni del tariffario del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi.
No. Che sia il primo di una serie di incontri o che sia funzionale a cercare una strada diversa, il primo colloquio è una prestazione professionale, d’importanza fondamentale sia per la persona sia per il professionista.
La durata delle sedute varia da un terapeuta all’altro fra 45 min e 1 ora per gli incontri individuali fra 1 ora e 1 ora e mezzo per quelli di coppia e di gruppo.
La durata globale del percorso psicologico/psicoterapeutico non è definibile a priori. Può essere molto variabile in funzione della situazione che sta attraversando la persona, dei suoi bisogni e degli obiettivi che essa si pone. I tempi, inoltre, possono dipendere dalla motivazione della persona e dalla sua capacità/disponibilità di affidarsi al terapeuta.
Gli incontri hanno solitamente cadenza settimanale per un periodo che oscilla fra alcuni mesi e alcuni anni.
Il percorso può essere comunque interrotto in qualsiasi momento. In questi casi sarebbe opportuno comunicare tempestivamente la volontà di interruzione al professionista e rendersi disponibili ad effettuare un ultimo incontro finalizzato alla sintesi del lavoro svolto.
La scelta del professionista è il risultato della valutazione di una serie di elementi importanti.
Per prima cosa è necessario assicurarsi che il professionista individuato sia iscritto all’Albo Professionale e abilitato all’esercizio della psicoterapia.
Per alcune persone può essere utile avere delle informazioni rispetto all’approccio psicoterapeutico abbracciato dal professionista individuato. Avere un’idea circa le modalità di lavoro facilita la comprensione di come il professionista può aiutare i propri clienti.
Un elemento importante è il genere del terapeuta: alcune persone possono preferire relazionarsi con un uomo altre con una donna.
Da non trascurare è la valutazione, durante i primi colloqui, di quanto la persona si sente “a suo agio” con il professionista. La relazione terapeutica è un elemento fondamentale per la riuscita del percorso, quindi avere fiducia nel professionista, sentire di essere ascoltati e accolti nelle cose dette, in poche parole trovarsi bene “a pelle” con l’altra persona, sono elementi significativi.
Infine può essere utile valutare anche l’ubicazione dello studio, considerando che l’impegno richiesto ha cadenza regolare e si protrae nel tempo.
Può interessare anche valutare se il professionista è disponibile a svolgere i colloqui online, nel caso ci fossero particolari situazioni di necessità.
Durante i colloqui il terapeuta di approccio rogersiano viene guidato dal principio “dell’ascolto attivo”, rispettando e assecondando il discorso della persona, senza ricorrere a schemi precostituiti. Questo perché domande e cambiamenti di argomento repentini e direttivi possono inibire la libera espressione della persona e ostacolare l’instaurarsi del “clima facilitante”.
Domande dirette potranno essere fatte quando sarà necessario acquisire alcune informazioni, chiarire meglio alcuni aspetti o analizzare più approfonditamente quanto portato dal cliente.
No, il lettino non è previsto dall’approccio rogersiano.
Per sottolineare la parità fra il cliente e il terapeuta, la posizione è quella del vis-à-vis.
Nell’Approccio Centrato sulla Persona, la salute è considerata come uno stato di piena congruenza, flessibilità e apertura verso la vita. Al contrario la patologia è intesa come uno stato di rigidità, di discontatto con la propria esperienza e di scarsa libertà di azione. In tale ottica, la terapia facilita la persona a sviluppare quel processo di cambiamento che le permetterà di raggiungere un livello di funzionamento globale più fluido e articolato in modo da consentire il riassorbimento dell’eventuale sintomo e di affrontare il problema in modo più funzionale alla persona stessa.
Rogers è avverso alla classificazione diagnostica e nosografica. Secondo il suo pensiero, le etichette appiattiscono la ricchezza della persona e sono di intralcio alla costruzione e al mantenimento della relazione terapeutica. Le etichette vengono usate principalmente per facilitare la comunicazione e la comprensione all’interno della comunità scientifica.
Rogers sceglie di chiamare la persona che entra nel suo studio “cliente” invece che ‘paziente’ fondamentalmente per una questione di fiducia e dignità della persona stessa. Il termine ‘paziente’ oltre a rimandare ad una realtà medica, porta con sé l’eventualità dell’incurabilità. Col termine “cliente”, invece, Rogers esprime la sua fiducia nell’essere umano, considerato agente attivo della propria vita e protagonista (quindi non solo partecipante) del suo processo di guarigione. Viene inoltre sottolineata la parità fra il terapeuta e la persona che chiede aiuto, che si assume la responsabilità delle proprie scelte e azioni.
Il momento giusto è quando si avverte un disagio o una difficoltà. Quando la persona sente di essere in uno stato di vulnerabilità o ansia e quando si rende conto che le sue scelte sono profondamente condizionate dalle esperienze passate. Può capitare che la persona si renda conto di avvertire una dissonanza fra le proprie sensazioni ed emozioni da un lato e il suo pensiero e la sua coscienza dall’altro.
Nella terapia andrebbe affrontata proprio questa alterazione del rapporto fra le due aree fondamentali di sé:
quella esperienziale (sensazioni, emozioni…) e quella della simbolizzazione (pensiero, linguaggio, coscienza).
In generale, un intervento precoce evita che il disagio si cronicizzi e si strutturi nella vita e nella personalità.
La persona dovrebbe considerare la sua disponibilità a riflettere su di sé e sulla propria vita con la consapevolezza che sarà probabilmente necessario attraversare aree di fragilità e debolezza. I percorsi richiedono desiderio, curiosità, impegno e fiducia da parte della persona, ma anche consapevolezza che potranno esserci momenti di difficoltà e sofferenza. È importante ricordare che in ogni situazione e momento del percorso la persona non sarà sola: il professionista sarà sempre al fianco di colui o colei che gli siede di fronte.
In letteratura sono presenti vari studi sull’efficacia della Terapia Centrata sul Cliente in vari contesti.
Cliccando nei link di seguito verrete reindirizzati ai relativi articoli:
Elliot, R. & Freire, B. (2008). Person-Centered & Experiental Therapies are highly effective: Summary of the 2008 meta-analysis. PERSON-CENTRED QUARTERLY, November.
https://www.pce-world.org/about-pce/articles/102-person-centredexperiential-therapies-are-highly-effective-summary-of-the-2008-meta-analysis.html
Stephen, S., Elliott, R. & Macleod, R. (2011). Person-centred therapy with a client experiencing social anxiety difficulties: A hermeneutic single case efficacy design. COUNSELLING AND PSYCHOTHERAPY RESEARCH, 11(1):55-66.
https://www.researchgate.net/publication/254253877_Person-centred_therapy_with_a_client_experiencing_social_anxiety_difficulties_A_hermeneutic_single_case_efficacy_design
Mohd Sa’ad, F., Yusooff, F., Nen,S. & Subhi, N. (2014). The Effectiveness of Person-centered Therapy and Cognitive Psychology Ad-din Group Counseling on Self-concept, Depression and Resilience of Pregnant Out-of-wedlock Teenagers. PROCEDIA – SOCIAL AND BEHAVIORAL SCIENCES, 114:927-932.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1877042813054499